Ormai da tempo, specialmente nei soleggiati fine settimana invernali e primaverili, a Caprile si registra un singolare fenomeno: un nutrito stuolo di rocciatori, “armati” di tutto punto (funi, rampini, piccozze, moschettoni, chiodi da roccia ed altro), alle prime ore del mattino, invade il piccolo borgo, incamminandosi di buona lena per il comodo tratturo che, tra ali di antiche abitazioni, si inerpica sul monte Asprano, in direzione del vetusto eremo di Sant’Angelo. Dopo una comoda ascesa si giunge ai piedi di una imponente parete rocciosa, proprio al disotto dei ruderi del maniero dei conti d’Aquino, a strapiombo o quasi sulla pedemontana che collega Roccasecca a Castrocielo. Qui giunti gli scalatori, senza indugio alcuno, si e-sibiscono in una serie di spettacolari arrampicate lungo la cinquantina di vie aperte sulla roccia, che raggiungono altezze vertiginose. L’insolito spettacolo non sfugge all’attenzione dei passanti e degli automobilisti che, spesso e volentieri, si soffermano sulla sottostante rotabile ad ammirare, non senza patemi d’animo, le evoluzioni mozzafiato di quegli acrobati che, indossando tute sgargianti e variopinte, si divertono ad andare su e giù per la parete rocciosa fino al calar del sole. Il fenomeno, con il trascorrere del tempo, è andato sempre più intensificandosi fino a raggiungere proporzioni ragguardevoli: non a caso numerose scuole di arrampicata, provenienti un po’ da tutta Italia, hanno scelto proprio la falesia di Caprile come test di esercitazione pratica per i loro allievi. Senza considerare poi la possibilità di trascorrere una giornata in un ambiente incontaminato o quasi, dove la natura, la storia e l’arte, malgrado tutto, sembrano ancora farla da padrone.